mercoledì 9 gennaio 2013

La profezia segreta di Mozart - Matt Rees


Innanzitutto: buon anno lettrici e lettori a tutto tondo. Divoratori o anche solo degustatori (esiste questa parola?) e spizzicatori (perché, questa?) di pagine inchiostrate – accettiamo anche quelle elettroniche, che però non si possono sniffare, come io vorrei. Sigh.
Spero possiate passare attraverso letture entusiasmanti da qui all’eternità. Se non fosse proprio possibile, almeno da qui alla fine dell’anno.
 
In generale penso che non riuscirò mai – mai dire mai – a sfornare più post alla settimana. Riuscire a tenermi sulla media di uno o due – va come punta in alto - post settimanali, mi va già più che bene, per ora. Poi in futuro, chissà. Questo mese, però, c’è la simpatica sessione invernale all’università, quindi potrei anche non riuscire nel mio obiettivo. E credo che sarà così ogni qual volta entrò nel girone degli esami. Dubito che interessi, ma lo dico lo stesso. Toh.


Veniamo a noi.

Titolo: La profezia segreta di Mozart
Titolo originale: Mozart's last aria

Autore: Matt Rees

Traduzione: Pierluigi Cau

Editore: Newton Compton, agosto 2012 (originale 2011)
 
Prezzo: € 9,90

Pagine: 320



Sei in un centro commerciale dove, tra l’altro, fanno lo sconto canonico del 15% su tutti i libri. Girovaghi un po’, scorri con gli occhi immagini di copertine, titoli di libri e nomi di scrittori. Ad un certo punto vedi, così, per caso, un libro la cui copertina e il cui titolo ti attirano (anche se, sapendo di quale casa editrice si tratta, sai che sicuramente il titolo è stato tradotto alla cavolo per apportare più enfasi al libro e la fascetta di certo non aiuta a dare un minimo di credibilità). Ancora di più, diciamolo, ti attira il bel bollino – bollone, anzi – rosso appiccicato in bella vista sulla copertina, che ti dice “Ehi, ciao, mi puoi avere a 9,90 €”. Con in più lo sconto del 15 % si può anche correre il rischio e comprarlo.


Salisburgo, 10 ottobre 1829. Trentasette anni dopo la morte di Mozart, suo figlio riceve dall’ormai anziana zia Nannerl e sorella del musicista, il diario dove la donna racconta il viaggio intrapreso dopo la morte del fratello; un’avventura che l’ha portata a conoscere la verità nascosta sulla morte del compositore. Mozart, infatti, negli ultimi giorni di vita esprimeva convinzioni sul fatto che fosse stato avvelenato.

Per scrivere il libro, l’autore ha passato del tempo a documentarsi sul celeberrimo musicista, sulla sua vita, ma più che altro sull’ultima fase di questa e sulla morte e i misteri che ancora oggi nasconde. Ha riesumato vari personaggi, rimanendo per metà fedele alle loro presunte caratteristiche e per l’altra metà prendendosi licenze poetiche più o meno eclatanti, in modo che fossero funzionali al romanzo che avrebbe dovuto costruirci sopra. Nonostante sapessi che l’autore ha macinato su fatti realmente accaduti e persone realmente esistite, ho cercato di non prendere troppo sul serio il tutto e allo stesso tempo, dall’altra parte, ho cercato di tenere conto del fatto che, in ogni caso, si trattava di fatti storici. Altrimenti la mia prospettiva, la mia percezione del libro e il mio giudizio, non avrebbero avuto ragion d’essere.

Il personaggio principale è senz’altro la sorella del compositore defunto, la quale decide di dover appunto partire e scoprire a qualunque costo e a qualunque rischio cosa sia realmente accaduto al fratello. Decide che glielo deve. Attraverso il diario che, ormai vecchia, consegna al nipote, scopriamo le sue “avventure”, la storia e il viaggio che la porta a conoscere, attraverso rischi quasi mortali, la verità. Nannerl non ha una definizione nitida, come personaggio. Apprendiamo più del suo viaggio che della sua persona. Sembra semplicemente usata come espediente per le scoperte. Peccato che queste ultime non riservino queste grandi sorprese che un lettore/lettrice potrebbe apettarsi da questo libro. Forse il tutto è influenzato dallo stile calmo, pacato e lento dell’autore. Con questo non vorrei portare fuori strada chi non ha letto il libro. Ho apprezzato infatti lo stile in sé, inteso proprio come modo di scrivere. L’uso e la lunghezza delle frasi, l’uso dei termini, la scorrevolezza e via dicendo. Per quanto riguarda il ritmo però, come dicevo poco prima, trovo che il libro perda di quel guizzo che avrebbe potuto conferirgli più enfasi, più attenzione e coinvolgimento da parte del lettore.
Detto questo, potrei forse definirlo come libro mediocre? Non saprei. Forse potrei definire come “a metà” la storia, come priva di quel poco di sostanza in più che mi avrebbe catturata, ma non posso definire mediocre il modo in cui il libro è scritto. È un peccato. Ci sono libri che hanno un potenziale nella storia che non viene poi espresso a pieno nel modo in cui viene scritta e raccontata e ci sono libri in cui succede il contrario: storia con poca “ciccia”, senza quel quid in più o anche solo necessario, scritta però in modo scorrevole, fluido, non macchinoso. Meritevole quindi.

Se mi chiedessero un consiglio su questo libro quindi, non risponderei in modo assolutamente categorico: non direi sì e non direi no. Direi che non è una lettura così fondamentale o così importante e che, forse, non ci si perderebbe molto a non aver letto il libro. Tuttavia direi anche che, come già detto, è scorrevole, fluido e tutto sommato carino. Per passare qualche ora in relax, senza leggere nulla di troppo impegnativo né troppo emozionante o di impatto. “E allora cosa lo leggo a fare?” qualcuno potrebbe giustamente rispondere.

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