Innanzitutto: buon anno lettrici e lettori a tutto tondo.
Divoratori o anche solo degustatori (esiste questa parola?) e spizzicatori
(perché, questa?) di pagine inchiostrate – accettiamo anche quelle
elettroniche, che però non si possono sniffare, come io vorrei. Sigh.
Spero possiate passare attraverso letture entusiasmanti da
qui all’eternità. Se non fosse proprio possibile, almeno da qui alla fine
dell’anno.
In generale penso che non riuscirò mai – mai dire mai – a
sfornare più post alla settimana. Riuscire a tenermi sulla media di uno o due –
va come punta in alto - post settimanali, mi va già più che bene, per ora. Poi
in futuro, chissà. Questo mese, però, c’è la simpatica sessione invernale all’università,
quindi potrei anche non riuscire nel mio obiettivo. E credo che sarà così ogni
qual volta entrò nel girone degli esami. Dubito che interessi, ma lo dico lo
stesso. Toh.
Veniamo a noi.
Titolo: La profezia segreta di Mozart
Titolo originale: Mozart's last aria
Autore: Matt Rees
Traduzione: Pierluigi Cau
Editore: Newton Compton, agosto 2012 (originale 2011)
Prezzo: € 9,90
Pagine: 320
Sei in un centro commerciale dove, tra l’altro, fanno lo
sconto canonico del 15% su tutti i libri. Girovaghi un po’, scorri con gli
occhi immagini di copertine, titoli di libri e nomi di scrittori. Ad un certo
punto vedi, così, per caso, un libro la cui copertina e il cui titolo ti
attirano (anche se, sapendo di quale casa editrice si tratta, sai che
sicuramente il titolo è stato tradotto alla cavolo per apportare più enfasi al
libro e la fascetta di certo non aiuta a dare un minimo di credibilità). Ancora
di più, diciamolo, ti attira il bel bollino – bollone, anzi – rosso appiccicato
in bella vista sulla copertina, che ti dice “Ehi, ciao, mi puoi avere a 9,90
€”. Con in più lo sconto del 15 % si può anche correre il rischio e comprarlo.
Salisburgo, 10 ottobre 1829. Trentasette anni dopo la
morte di Mozart, suo figlio riceve dall’ormai anziana zia Nannerl e sorella del
musicista, il diario dove la donna racconta il viaggio intrapreso dopo la morte
del fratello; un’avventura che l’ha portata a conoscere la verità nascosta
sulla morte del compositore. Mozart, infatti, negli ultimi giorni di vita esprimeva
convinzioni sul fatto che fosse stato avvelenato.
Per scrivere il libro, l’autore ha passato del tempo a
documentarsi sul celeberrimo musicista, sulla sua vita, ma più che altro
sull’ultima fase di questa e sulla morte e i misteri che ancora oggi nasconde.
Ha riesumato vari personaggi, rimanendo per metà fedele alle loro presunte
caratteristiche e per l’altra metà prendendosi licenze poetiche più o meno
eclatanti, in modo che fossero funzionali al romanzo che avrebbe dovuto
costruirci sopra. Nonostante sapessi che l’autore ha macinato su fatti
realmente accaduti e persone realmente esistite, ho cercato di non prendere
troppo sul serio il tutto e allo stesso tempo, dall’altra parte, ho cercato di
tenere conto del fatto che, in ogni caso, si trattava di fatti storici. Altrimenti
la mia prospettiva, la mia percezione del libro e il mio giudizio, non avrebbero
avuto ragion d’essere.
Il personaggio principale è senz’altro la sorella del
compositore defunto, la quale decide di dover appunto partire e scoprire a
qualunque costo e a qualunque rischio cosa sia realmente accaduto al fratello.
Decide che glielo deve. Attraverso il diario che, ormai vecchia, consegna al
nipote, scopriamo le sue “avventure”, la storia e il viaggio che la porta a
conoscere, attraverso rischi quasi mortali, la verità. Nannerl non ha una
definizione nitida, come personaggio. Apprendiamo più del suo viaggio che della
sua persona. Sembra semplicemente usata come espediente per le scoperte.
Peccato che queste ultime non riservino queste grandi sorprese che un
lettore/lettrice potrebbe apettarsi da questo libro. Forse il tutto è
influenzato dallo stile calmo, pacato e lento dell’autore. Con questo non
vorrei portare fuori strada chi non ha letto il libro. Ho apprezzato infatti lo
stile in sé, inteso proprio come modo di scrivere. L’uso e la lunghezza delle
frasi, l’uso dei termini, la scorrevolezza e via dicendo. Per quanto riguarda
il ritmo però, come dicevo poco prima, trovo che il libro perda di quel guizzo
che avrebbe potuto conferirgli più enfasi, più attenzione e coinvolgimento da
parte del lettore.
Detto questo, potrei forse definirlo come libro mediocre?
Non saprei. Forse potrei definire come “a metà” la storia, come priva di quel
poco di sostanza in più che mi avrebbe catturata, ma non posso definire mediocre
il modo in cui il libro è scritto. È un peccato. Ci sono libri che hanno un
potenziale nella storia che non viene poi espresso a pieno nel modo in cui
viene scritta e raccontata e ci sono libri in cui succede il contrario: storia
con poca “ciccia”, senza quel quid in più o anche solo necessario, scritta però
in modo scorrevole, fluido, non macchinoso. Meritevole quindi.
Se mi chiedessero un consiglio su questo libro quindi,
non risponderei in modo assolutamente categorico: non direi sì e non direi no.
Direi che non è una lettura così fondamentale o così importante e che, forse,
non ci si perderebbe molto a non aver letto il libro. Tuttavia direi anche che,
come già detto, è scorrevole, fluido e tutto sommato carino. Per passare
qualche ora in relax, senza leggere nulla di troppo impegnativo né troppo
emozionante o di impatto. “E allora cosa lo leggo a fare?” qualcuno potrebbe
giustamente rispondere.
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