venerdì 22 marzo 2013

[Ho adocchiato #2] – libreria


Sono in un ritardo mostruoso.  Che dire? Niente. Chiedo perdono. A volte i giorni sembrano passare in stile oggi è già domani. Mi piacerebbe riuscire a scrivere molto più spesso delle mie esperienze da sniffatrice di libri, ma purtroppo non funziono come una stampante, a getto continuo. Mi serve il giusto tempo e devo metabolizzare, decantare qualcosa prima di scriverne in modo che  l’italiano risulti comprensibile – è tutto da vedere, poi, se risulta davvero tale. Magari approfondirò l’argomento in un apposito post.
Comincio subito, è la cosa migliore.

Mercoledì scorso sono riuscita a fare uno dei miei sopralluoghi in libreria. È stato abbastanza breve ma devo dire che in termini di adocchiamento ha fruttato. Man mano che mi spostavo tra gli scaffali a parete e gli espositori vari, mi cadeva l’occhio di volta in volta su un libro a me sconosciuto. Non avendo dietro il mio taccuino librettoso ho prontamente sfoderato l’arma che in questi casi può fungere da sostituto: il famigerato cellulare. Siccome i titoli adocchiati mi hanno attirata e incuriosita – sì, ok, tanto non faccio testo perché la mia curiosità è pressoché una sorta di dannazione, tante volte – non avrei mai potuto correre il rischio di dimenticarne anche solo uno. Tanto più che sono libri in cui non mi ero ancora imbattuta, né navigando sul web in generale, né su aNobii, né sui blog. Insomma, ho adocchiato libri per me “nuovi” e ne sono rimasta esaltata perché mi ispirano. Così, a pelle. Era un po’ che non mi capitava di fare tombola durante un sopralluogo. Sembrava quasi che i miei occhi sapessero dove portarmi, dove guidarmi. Come se il percorso che avrei fatto tra i libri quel giorno fosse già scritto. Strano, eh. Va beh, ma lo sappiamo: ci basta poco per esaltarci e vedere segni divini quando si tratta di libri. Sarà tutto da vedere poi quando li avrò fra le mani, questi testi adocchiati. Sicuramente non succederà a breve, ahimè. Devo riuscire a resistere alla tentazione. Esatto, a causa del mio buon proposito di dare – prima di continuare allegramente ad acquistare altri libri senza sentirmi in colpa - una bella sfoltita alla torre di Pisa che troneggia nel mio armadio e alle tessere del domino che occupano l’ultimo ripiano della mia semi libreria. Ho – forse inconsciamente, finché non me ne sono resa conto – pensato di fare la furbata del secolo usando la biblioteca. Eh beh, io mica compro libri se li prendo in biblioteca! Va che brava! Niente soldi necessari e nessun bisogno di occupare spazio già quasi esaurito. Sì, peccato che anche in quel modo il mio bottino di libri accumulato nell’ultimo paio d’anni non evapori magicamente e non venga trasmesso al mio cervello tramite wi-fi. Devo perdonare me stessa però; mi sono (ri)unita alla biblioteca solo da qualche mese e giustamente in poco tempo ho cominciato a prendere in prestito compulsivamente – ma metodicamente, scegliendo non a caso – per recuperare tutto il tempo e gli anni persi, forse. Il problema è che poi diventa una droga anche quella. Ad ogni modo da questo mese ho allentato la presa e mi sono imposta dei limiti. Chiamiamoli così. Poco male: anche i libri adocchiati a questo giro sono finiti dritti in wishlist, dove stanno in allegra compagnia. Non c’è pericolo che si possano sentire soli.

Penso spesso di aver poco da scrivere, qui, poi comincio e… puff. Trituro gli zebedei a chi capita di leggermi, probabilmente. Dopo il mappazzone introduttivo, veniamo a noi. Vi mostro i libri adocchiati. Naturalmente sono sempre bene accetti consigli o sconsigli vari da parte vostra. Fatevi avanti senza problemi.

Vado in ordine di adocchiamento. Abbiate pazienza perché sono sette libri.

Evelina e le fate
Simona Baldelli

Giunti editore, 05/03/2013
brossura
256 pagine
€ 12,00 (ebook € 6,99)

ISBN 9788809778382






Di solito salto a piè pari il settore dedicato alla spudorata pubblicizzazione delle nuove uscite delle “big” e dove puoi trovare le classifiche di vendita. Queste ultime mi incuriosiscono per vedere e capire cosa attira la gente, ma fondamentalmente mi interessano meno di zero per quanto riguarda le mie scelte, infatti non influiscono. O meglio, di sicuro non mi influenzano positivamente. Questa volta quindi ci sono passata davanti così, per poi tirare dritto, e invece mi sono fermata perché i miei occhi hanno registrato questa strana copertina. 





Villetta con piscina
Herman Koch

Traduzione: G. Testa

Neri Pozza editore, 07/09/2011 – collana Bloom
brossura
363 pagine
€ 17,00

ISBN  9788854505445


 
Mi è caduto l’occhio su questo libro perché stavo cercando un altro testo di Herman Koch che ho già messo in wishlist, “La Cena”, edito all’inizio anche quello dalla Neri Pozza ma, attenzione, l’ultima edizione è della Beat. 

 
Il silenzio del ghiaccio (originale: Ice cold)
Tess Gerritsen

Traduzione: A. Tissoni

Tea editore, utlima edizione 06/02/2013 - collana Teadue
tascabile
344 pagine
€ 9,00

ISBN: 9788850230587


 
Non conosco l’autrice, ma da quando – un paio di anni fa – ho scoperto seriamente i thriller grazie alla Millenium Trilogy di Stieg Larsson, non posso più fare a meno di questo genere. Devo infilare spesso un thriller nelle mie letture, per essere soddisfatta. Sperando di non incappare mai in obbrobri.  E checché se ne dica, a me i thriller scandinavi che ho letto finora piacciono e convincono. Non ne ho letti tantissimi, ok, ma posso piazzare qui su due piedi un consiglio bello e buono? Se vi piace il genere, leggete i libri della svedese Camilla Lackberg. La consiglio vivamente.

 
Tutti i racconti (vol. 1, 1950-1953)
Richard Matheson

Traduzione: Maurizio Nati, Anna Ricci, Stefano A. Cresti

Fanucci editore, 27/02/2013 - collana Tif extra
tascabile
565 pagine (anche se sul sito della Fanucci dice 464. Non so dirvi dove sia l’errore)

€ 16,90
 
ISBN: 9788834721971

Info sui racconti

Sono quattro volumi e raccolgono tutti i racconti dell’autore. Sono freschi freschi. Nuovi di zecca – non il contenuto, ovviamente, ma l’edizione. Ho in wishlist da un sacco di tempo “Io sono leggenda” e non l’ho ancora letto. Non conosco quindi lo stile di Matheson e non so se potrebbe piacermi. Tra l’altro, potrebbe benissimo usare due stili differenti per un testo lungo e dei testi brevi, quindi rimarrebbe lo stesso l’incognita. Ho aperto la prima pagina e letto il primo paragrafo del primo racconto. L’impatto è stato abbastanza forte. Mi sembrano molto molto particolari e questo mi ha portata ad essere ancora più curiosa. Anche qui: sembrava che questi volumi stessero aspettando di essere notati dalla sottoscritta. Perché? Perché di solito non mi soffermo mai nell’espositore di fantasy del tipo paranormal-urban-romance-youngadult-blablabla. Insomma, il fantasy per come lo si intende adesso, ovvero un insulto all’autentico e serio fantasy – opinione personale, naturalmente. Siccome in quell’espositore ci sono anche dei signori fantasy e a volte ci piazzano insieme anche Stephen King, mi sono avvicinata. Ed ecco che quelle interessantissime copertine hanno fatto il resto.



 
Cate, io
Matteo Cellini

Fazi editore, 20/02/2013 - collana: Le strade
rilegato
216 pagine

€ 16,00 (ebook € 4,99)

ISBN 9788864115443



 
Eh beh, qui ci sarebbe da scrivere il contenuto e le storie di una vita. La mia. E siccome non mi piace parlare di me in questo modo, dico soltanto che sia la copertina sia la trama mi hanno convinta. Voglio leggere questo libro. Quando mi imbatto in storie del genere o in testi che hanno per protagoniste ragazze o donne alle prese con problemi di peso e tutto ciò che ne deriva, non riesco a farmeli scappare dalle mani. Devo leggerli. Devo sapere come è stato trattato l’argomento dall’autore/autrice. Devo verificare se ancora una volta l’argomento è stato espresso ingiustamente a mo’ di caricatura o in modo superficiale. In modo che chi non ha mai vissuto in prima persona determinati problemi non possa capire. In modo cabarettistico o a suon di luoghi comuni. Devo verificare e sperare che quella sarà la volta buona in cui mi troverò tra le mani un libro che dirà qualcosa a chi lo leggerà. Che non sia fine a se stesso e che non alimenti certi atteggiamenti da parte della società, che è semplicemente costituita da persone. Elemento che mi incuriosisce ancora di più, in questo caso, è il fatto che sia stato scritto da un giovane uomo.

 
Le sorelle dell'oceano
Lucy Clarke

Traduzione: A. Arduini

Neri Pozza editore, 30/01/2013 – collana: I narratori delle tavole
brossura
335 pagine 

€ 17,00 (ebook € 10,99) 

ISBN: 9788854506244

  
Semplicemente sono stata attirata dal titolo e dalla copertina pacata, che mi trasmetteva un senso di tranquillità misto ad inquietudine. Sì, contraddittorio. Ho aperto la quarta di copertina, ho letto la trama e mi sono segnata il titolo. Ho scoperto la Neri Pozza grazie alla saga famigliare di Agnes Browne – a proposito: leggetela, ne vale davvero la pena! – che mi è piaciuta moltissimo e da quel momento ho continuato ad esplorare con interesse e soddisfazione i testi pubblicati da questa casa editrice.

 
L'uomo che voleva fermare il tempo(originale: The time keeper)
Mitch Albom

Traduzione: Pier Paolo Palermo

Rizzoli editore, 05/02/2013 - collana: Rizzoli best
rilegato
288 pagine

€ 17,00 (ebook € 11,99)

ISBN: 9788817063555


Ho scoperto da poco il nome di questo autore, anche se non ho ancora letto nulla di suo. Ho inserito un paio di suoi libri in wishlist e quando ho visto questo volume in libreria mi si è accesa la lampadina della memoria. La storia mi ispira e quindi, ecco, va anche lui a far compagnia agli altri.



sabato 2 marzo 2013

La meccanica del cuore - Mathias Malzieu

Titolo: La meccanica del cuore (originale: La mécanique du coeur)

Autore: Mathias Malzieu

Traduttore: C. Poli

Editore: Feltrinelli, 2012

Pagine: 160, brossura

Prezzo: € 15,00 

ISBN: 9788807018909





Edimburgo. Una bizzarra levatrice si occupa di far partorire prostitute e donne in difficoltà e una notte aiuta una ragazza a dare alla luce un bimbo, che nasce però con un difetto congenito. Sembra infatti che il piccolo Jack sia nato con il cuore congelato, così la levatrice, Madeleine, integra il cuoricino con un meccanismo a cucù, che permette al neonato di sopravvivere. I primi anni passano e nessuno vuole adottare il bimbo a causa del ticchettio che proviene dal suo cuore. La donna lo cresce così sotto la sua ala protettiva, pensando di proteggerlo, e affigge sopra il suo letto tre regole fondamentali che lo preserveranno da catastrofi. Delle tre, la più importante è “non innamorarsi”. Arrivato ad undici anni Jack convince Madeleine a portarlo fuori, alle giostre, a scoprire il mondo. In quell’occasione fa un incontro inaspettato che sconvolge il suo cuoricino e cambia la sua vita: vede per la prima volta Miss Acacia, una bambina cantante, che lo strega con la sua voce ed esercita subito l’effetto di un incantesimo sul bambino. Si susseguono eventi e sfilano personaggi fino a che, anni dopo, Jack decide di mettersi in viaggio per raggiungere di miss Acacia in Spagna, accompagnato da Georges Méliès, suscitando estrema apprensione e preoccupazione in Madeleine. Jack troverà il suo amore ma dovrà anche scontrarsi con ostacoli più o meno grandi e con fantasmi del suo passato. Non ultimo, scoprirà di essere vissuto in una specie di menzogna.


Finalmente mi decido a parlarne.
Questa volta eviterò di dilungarmi e di perdermi nei miei soliti preamboli pappardellosi e arriverò subito al dunque.
Questo libro non mi ha convinta affatto. No. In questo caso l’aggettivo semplicistico associato al numero di stelline di Anobii calza a pennello: due stelline corrisponde a “deludente”. Ecco, questa volta non vedo niente di più azzeccato. Corrispondenza perfetta, per me.

Mi sono quasi sentita presa per il deretano da questo libro e anche dalla casa editrice, una delle big che invece di solito apprezzo non poco. Mi chiedo: se l’autore fosse stato un signorino nessuno, un esordiente, sarebbe stato pubblicato? E qui allargo il raggio, mettendo da parte la specifica casa editrice, naturalmente. 

È un volumetto di circa 150 pagine e io ci ho impiegato quattro giorni per leggerlo. Quattro giorni. Cosa che, a parte il caso in cui particolari impedimenti non mi consentano di leggere, per me è inconcepibile.

Lo stile è particolare, sì, ma a mio avviso non secondo quell’accezione positiva che può incontrare o meno i gusti del singolo lettore/lettrice. Non so, forse – anzi, sicuramente – il fatto che Malzieu sia un musicista, che faccia parte di un gruppo e che sia quindi abituato a scrivere testi di canzoni – quindi abituato a scrivere secondo una diversa forma narrativa – influisce e rende il ritmo narrativo di questo racconto quasi sincopato.
Eppure non la trovo una giustificazione valida per essermi trovata tra le mani una tale delusione. Ho cercato di non crearmi aspettative troppo alte, ma credevo che questa storia facesse per me. Aveva, sulla carta, tutti gli elementi per potermi conquistare.

Le prime pagine, quelle che ci introducono effettivamente nel mondo della storia, sono interessanti e sembrano coinvolgere. Eppure mi sono trovata a scoprire presto che il tutto si sgonfiava sempre più come un palloncino bucato. Non solo: una volta sgonfiato, mi sembrava che il palloncino venisse anche calpestato, di tanto in tanto. Un vero peccato.

Lo stile non è fluido, è frammentario, confuso e confusionario. Come se fosse slegato. Come se procedesse per scatti. Riguardo i contenuti, durante la lettura mi sono sorpresa più volte ad alzare un sopracciglio davanti a momenti più o meno poetici rovinati da battute ed espressioni stonate nel contesto. Esplicite, inverosimili per bambini di undici anni, per esempio. Per collegarmi di nuovo alla musica, ci sono vari momenti in cui sembra di sentire delle stonature o delle note che non c’entrano nulla con gli accordi appena sentiti.

I dialoghi sono un altro dei punti dolenti. Non solo perché non li ho trovati verosimili, ma perché – anche qui – ho letto stonature e confusione in vari punti. Anche termini ed espressioni che nel contesto risultano quasi estranee, quasi uno schiaffo.

Il fatto è che, dico, è una favola se vogliamo. Giusto? Quindi non deve essere verosimile, giusto? Può tranquillamente essere anche surreale, volendo. Fin qui ci siamo, ma allora rendila tale con coerenza, diamine. Rendila fluida, narrativa, con uno stile coerente ai fatti che stai raccontando, ai personaggi che si muovono tra le pagine. 

Ci sono momenti salvabili secondo me, però vengono rovinati dall’impasto. Come i pezzi di frutta che nell’impasto di una torta, durante la cottura, scendono tutti verso il basso.

Inoltre non capisco l’esistenza di alcuni personaggi, come Georges Méliès – il grande prestidigitatore del cinema delle origini (vi rimando a Viaggio nella luna, per chi non conoscesse il maestro visionario). Più che altro non ne capisco la collocazione. Ecco, sarò lenta io, ma non capisco il senso del suo personaggio all’interno del libro. Sì, è carino, sì, è importante per Jack ma… spiegatemi perché buttarlo così lì dentro. Per fare allegoria? Non so.

Gli unici aspetti positivi di caratterizzazione dei personaggi li ho rilevati nella levatrice Madeleine e qualcosa nel protagonista. Allo stesso modo, però, mi sembra che una parte importante del motore di queste figure, soprattutto di Jack e di Miss Acacia, faccia acqua da tutte le parti. Per non parlare dell’antagonista nella storia, il rivale. Bah.

E il finale. Il finale! Ha dato il colpo di grazia. Non posso dire altro, niente spoilers.

Insomma, tirando le fila di un discorso che mi porta alla stessa confusione che mi ha trasmesso il libro: ho avuto la costante sensazione, durante tutto il corso della lettura, che fosse un racconto con del buonissimo potenziale e che invece di essere limato, riempito, curato, seguito, fosse stato buttato lì un po’ così, tirato via. Tanto la storia attira. Mi ha lasciato un po' di amerezza.


E devo dirlo, devo proprio dirlo, perché il nome di Tim Burton è inflazionato e menzionato invano ovunque ci siano elementi fantasy poetici. Perché il paragone con Tim Burton? Perché? L’unico elemento che potrebbe fungere da collegamento con il regista è il ponte tra il fatto che Jack nasca con il cuore ghiacciato al quale viene applicato un meccanismo a cucù e la nascita di Edward mani di forbice, frutto del lavoro di un inventore. Ma basta questo a cadere in un confronto che, a mio parare, non sussiste? Sì, sì, lo so. In questo modo il lettore è attirato ancora di più. Però anche nei pareri, commenti, recensioni e affini ho letto più volte “atmosfera alla Tim Burton” o “atmosfera alla Edward mani di forbice” e no, vi prego.
Certo, sono sicura che se Burton ne facesse un film non solo lo renderebbe cento volte meglio rispetto al libro, ma farebbe aumentare ulteriormente le vendite di quest’ultimo. La trasposizione cinematografica, in ogni caso, è sicura e sarà fatta da Luc Besson. Vale per me lo stesso discorso di Burton. Sono sicura che renderà il libro migliore e porterà altre persone a leggerlo.

Chiudo con una nota positiva. La copertina mi piace molto. Naturalmente credo sia un potente aggancio per gli occhi del lettore/lettrice e indubbiamente innalza il livello delle aspettative.

L’unica consolazione, ammetto, è il fatto di aver preso questo libro in prestito in biblioteca e non averlo quindi comprato. Tristezza, però.

La copertina fronte-retro