venerdì 9 novembre 2012

Il primo post. Chocolat - Joanne Harris

Info:
Chocolat
Autrice: Joanne Harris
Prima edizione: 1998
Casa editrice: Garzanti. Collana: Elefanti Bestseller
Traduttrice dall'inglese: Laura Grandi


Quando si tratta di film tratti dai libri, ho sempre quella convinzione per cui la condizione ideale sarebbe poter leggere prima il libro e solo successivamente guardare il film dal quale è stato tratto. Per una serie di cose, però, non sempre le cose vanno così. 
In questo caso, incontrai prima il film, uscito nel 2000 e diretto da Lasse Hallström. Lo vidi per la prima volta da ragazzina, ma all'epoca non sapevo che fosse strato tratto da un libro. Questa è stata una scoperta relativamente recente. 
Da quel momento, complice sicuramente il fatto che il film mi è sempre piaciuto e complici anche le recensioni e i pareri positivi che mi capitava di leggere quasi ovunque, il libro è entrato di diritto nella mia chilometrica (chevvelodicoaffare) books wishlist. Sapevo, qualcosa me lo diceva, il mio proverbiale istinto forse, che avrebbe potuto incontrare i miei gusti.
Bene, da quando l'ho inserito in wishlist a quando l'ho finalmente comprato sono passati due anni abbondanti. Da quando l'ho comprato a quando l'ho letto, invece, è passato solo un paio di settimane. Non vedevo l'ora di leggerlo. 

Ora, dopo averlo letto, mi chiedo: perché? Perché?! Perché sono arrivata ad oggi senza mai aver letto quello che ho percepito come un piccolo gioiellino ventoso e cioccolatoso?

Da dove cominciare? Nel dubbio, parto dall'inizio.

L'incipit: 
"Siamo arrivate con il vento del carnevale. Un vento tiepido per febbraio, carico degli odori caldi delle frittelle sfrigolanti, delle salsicce e delle cialde friabili e dolci cotte alla piastra proprio sul bordo della strada, con i coriandoli che scivolano simili a nevischio da colletti e polsini e finiscono sul marciapiedi come inutile antidoto contro l'inverno. C'è un'eccitazione febbrile nella folla disposta lungo la stretta via principale, i colli che si allungano per vedere il carro fasciato di carta crespata, con i suoi nastri svolazzanti e le coccarde di cartoncino."
Quello che vi serve sapere sull'atmosfera in cui sarete coinvolti nel corso del romanzo, è tutto qui. Se questo incipit vi cattura, il mio consiglio è sicuramente quello di non pensarci due volte e andare a leggervi il libro.
Era da un po' che un libro non mi coinvolgeva in questo modo. La lettura scorre fluida insieme all'avvicendarsi degli episodi raccontati. Potrebbe sembrare contraddittorio, ma ammetto che in realtà ho rallentato il mio ritmo di lettura per godere pienamente delle parole che raccontavano ciò che leggevo. Penso che, in questo senso, la traduttrice abbia fatto un buon lavoro.

Le protagoniste "attive" del libro, inteso come coloro che compiono il viaggio (sia letterale che metaforico, secondo me), sono Vianne Rocher, donna emancipata, caparbia, determinata e sicura di sè e sua figlia Anouk. La bambina ha il dono o la singolarità (dipende dai punti di vista) di essere costantemente accompagnata dal suo amico "immaginario": un coniglio grigio-blu di nome Pantoufle. In realtà non si capisce quanto Pantoufle sia solo immaginato dalla bimba o quanto invece sia vero. L'autrice ci lascia questo dubbio, come altri che riguardano sempre la sfera magica che permea come una sorta di bolla le due protagoniste. Questa bolla si buca in ogni posto in cui le due si sono temporaneamente fermate nel corso del tempo, accompagnate, ad ogni svolta, dal cambiamento del vento. Sarà infatti l'ennesimo cambio di vento a portarle in un piccolo paese della Francia: Lansquenet-sous-Tannes. Qui la famosa bolla magica insita nella vita di Vianne scoppierà ancora una volta, palesandosi soprattutto in una pasticceria: La celeste praline. Da qui avranno inizio il vero viaggio, la magia, ma anche le difficoltà, gli scontri con una realtà del tutto chiusa. 
Cosa c'è di male in una pasticceria? Niente, infatti. Ma, purtroppo, in questo piccolo paese, dove tutti parlano, tutti conoscono tutti, tutti giudicano tutti, La Celeste Praline è l'ultima cosa di cui queste persone hanno bisogno per mantenere intatto il loro bigottismo. Se ci mettiamo anche il fatto che siamo nel periodo della quaresima, abbiamo fatto trentuno.
Non mi dilungo ulteriormente sulla trama. Non vedo il motivo per cui dovrei rovinare la sorpresa e spoilerare tutto a qualche anima pia che si spera possa imbattersi per puro caso in questo neonato blog.
Potete sicuramente, però, immaginare che Vianne e sua figlia non avranno affatto vita facile. Saranno ostacolate da tanti, primo fra tutti il parroco del paese, che vede la donna come sua nemica suprema. Un attentato a lui e a quei "poveretti" della sua parrocchia, insomma.


Il libro è diviso in capitoli che seguono come un calendario il passare dei giorni e del tempo. L'autrice alterna capitoli in cui la storia è raccontata, sempre al presente e in prima persona, dal punto di vista di Vianne o del parroco, il Curé Reynaud.

Come dicevo, mi sono ritrovata avvolta dallo stile della scrittrice, che sa lanciarsi in descrizioni mai banali o scontate, dove non solo riuscivo a sentire gli odori, ma riuscivo quasi a sentire i sapori. Erano descrizioni da piumone, da inverno, da sciarpa e da vento tra i capelli, da occhi socchiusi e guance arrossate dal freddo e successivamente riscaldate da una buona cioccolata.
I personaggi sono descritti bene, oltre che nel loro aspetto fisico, nella loro psiche, nella loro personalità, nelle dinamiche e nei conflitti interni a loro stessi. Strano come l'Io interiore dei personaggi mi abbia trasmesso molto anche sulla loro fisicità. La scrittrice dà vita a personaggi coerenti con se stessi, definiti, interessanti, visibili. Alcuni li si ammira, come per esempio Vianne e Armande, l'anziana signora determinata che vuole e riesce a decidere autonomamente della propria vita e riesce ad allacciare un rapporto con il nipote adolescente; rapporto negato dalla madre del ragazzo, figlia di Armande e degno membro della chiusissima e rigidissima comunità del paese. Alcuni si arriva a non sopportarli, a odiarli, come Muscat, marito possessivo e violento di Joséphine. Per alcuni si arriva quasi a provare pietà, ma non di certo in senso positivo, come per il parroco Reynaud, uomo rigido e spaventato dalle tentazioni, che vede nemici ovunque, tranne nella sua schematica visione dell'uomo, della fede e del peccato. Un prete, ma anche un uomo, che alla fine regala a noi lettori un momento a metà tra l'inaspettato e il liberatorio. Ed è proprio lì che dimostra finalmente una briciolina della sua scarseggiante, o semplicemente nascosta e ben trattenuta, umanità. Certo, alcune caratteristiche dei personaggi, e più in generale l'atmosfera che grava sopra di loro, sono spinte quasi all'eccesso, ma sinceramente penso che queste sagome in carne ed ossa rimangano molto credibili e realistiche e che una possibile realtà che rispecchi il  Lansquenet del romanzo esista ancora in qualche luogo. 

Insomma, che volete che vi dica? Se sarò stata d'aiuto a qualcuno o se avrò dissipato dei dubbi e avrò spinto qualcuno a leggere questo libro, potrò essere soddisfatta. Se poi non vi dovesse piacere (ognuno ha i suoi gusti, ci mancherebbe!) mi discolpo da qualsivoglia accusa o velata maledizione. Scherzo, dai. Mi piacerebbe molto che, se a qualcuno capitasse di passare per questo neonato blog, che vorrebbe essere tutto tranne che pomposo o serioso, lasciasse magari un commento, un pensiero, un'opinione sul libro...insomma, fate vobis. L'importante, per me, è anche riuscire a parlare, discutere e confrontarmi con voi su ciò che scriverò. Quindi, se ne avete voglia, sentitevi liberi di scrivere.


Per concludere: volete sapere qual è secondo me uno dei pochi difetti di questo libro? Il fatto che una pagina no e una pagina sì venga voglia di munirsi di una tazza di cioccolata scaldosa creata dalle sante manine di Vianne. Inutile dire che magari anche una scatola dei suoi cioccolatini di infinite varietà non guasterebbe. Viene proprio voglia di prendere, mettersi in viaggio ed arrivare a La celeste praline accaldati e trafelati, per godersi meglio una bella tazza di cioccolata e tornarsene a casa sorridenti con una scatola di cioccolatini da regalare ad una persona cara. Bello, no? Certo! Peccato che ad un certo punto ti rendi conto che La celeste praline e Vianne non esistono. A quel punto cominciano domande esistenziali sulla ciocco-vita e la ciocco-morte.
Ecco, tutte le mie intenzioni di dare almeno una piccola parvenza di serietà si sono frantumate proprio sul finale del mio primo post. Andiamo bene. Alla prossima!

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