Titolo: La meccanica del cuore (originale: La mécanique du coeur)
Autore: Mathias Malzieu
Traduttore: C. Poli
Editore: Feltrinelli, 2012
Pagine: 160, brossura
ISBN: 9788807018909
Edimburgo. Una bizzarra levatrice si occupa di far partorire
prostitute e donne in difficoltà e una notte aiuta una ragazza a dare alla
luce un bimbo, che nasce però con un difetto congenito. Sembra infatti che il
piccolo Jack sia nato con il cuore congelato, così la levatrice, Madeleine,
integra il cuoricino con un meccanismo a cucù, che permette al neonato di
sopravvivere. I primi anni passano e nessuno vuole adottare il bimbo a causa
del ticchettio che proviene dal suo cuore. La donna lo cresce così sotto la sua
ala protettiva, pensando di proteggerlo, e affigge sopra il suo letto tre
regole fondamentali che lo preserveranno da catastrofi. Delle tre, la più
importante è “non innamorarsi”. Arrivato ad undici anni Jack convince Madeleine
a portarlo fuori, alle giostre, a scoprire il mondo. In quell’occasione fa un
incontro inaspettato che sconvolge il suo cuoricino e cambia la sua vita: vede
per la prima volta Miss Acacia, una bambina cantante, che lo strega con la sua
voce ed esercita subito l’effetto di un incantesimo sul bambino. Si susseguono
eventi e sfilano personaggi fino a che, anni dopo, Jack decide di mettersi in
viaggio per raggiungere di miss Acacia in Spagna, accompagnato da Georges
Méliès, suscitando estrema apprensione e preoccupazione in Madeleine. Jack
troverà il suo amore ma dovrà anche scontrarsi con ostacoli più o meno grandi e
con fantasmi del suo passato. Non ultimo, scoprirà di essere vissuto in una
specie di menzogna.
Finalmente mi decido a parlarne.
Questa volta eviterò di dilungarmi e di perdermi nei
miei soliti preamboli pappardellosi e arriverò subito al dunque.
Questo libro non mi ha convinta affatto. No. In questo caso
l’aggettivo semplicistico associato al numero di stelline di Anobii calza a
pennello: due stelline corrisponde a “deludente”. Ecco, questa volta non vedo
niente di più azzeccato. Corrispondenza perfetta, per me.
Mi sono quasi sentita presa per il deretano da questo libro
e anche dalla casa editrice, una delle big che invece di solito apprezzo non
poco. Mi chiedo: se l’autore fosse stato un signorino nessuno, un esordiente,
sarebbe stato pubblicato? E qui allargo il raggio, mettendo da parte la
specifica casa editrice, naturalmente.
È un volumetto di circa 150 pagine e io ci ho impiegato
quattro giorni per leggerlo. Quattro giorni. Cosa che, a parte il caso in cui
particolari impedimenti non mi consentano di leggere, per me è inconcepibile.
Lo stile è particolare, sì, ma a mio avviso non secondo
quell’accezione positiva che può incontrare o meno i gusti del singolo lettore/lettrice.
Non so, forse – anzi, sicuramente – il fatto che Malzieu sia un musicista, che
faccia parte di un gruppo e che sia quindi abituato a scrivere testi di canzoni
– quindi abituato a scrivere secondo una diversa forma narrativa – influisce e
rende il ritmo narrativo di questo racconto quasi sincopato.
Eppure non la trovo una giustificazione valida per essermi
trovata tra le mani una tale delusione. Ho cercato di non crearmi aspettative
troppo alte, ma credevo che questa storia facesse per me. Aveva, sulla carta,
tutti gli elementi per potermi conquistare.
Le prime pagine, quelle che ci introducono effettivamente
nel mondo della storia, sono interessanti e sembrano coinvolgere. Eppure mi
sono trovata a scoprire presto che il tutto si sgonfiava sempre più come un
palloncino bucato. Non solo: una volta sgonfiato, mi sembrava che il palloncino
venisse anche calpestato, di tanto in tanto. Un vero peccato.
Lo stile non è fluido, è frammentario, confuso e
confusionario. Come se fosse slegato. Come se procedesse per scatti. Riguardo i
contenuti, durante la lettura mi sono sorpresa più volte ad alzare un
sopracciglio davanti a momenti più o meno poetici rovinati da battute ed
espressioni stonate nel contesto. Esplicite, inverosimili per bambini di undici
anni, per esempio. Per collegarmi di nuovo alla musica, ci sono vari momenti in
cui sembra di sentire delle stonature o delle note che non c’entrano nulla con
gli accordi appena sentiti.
I dialoghi sono un altro dei punti dolenti. Non solo perché
non li ho trovati verosimili, ma perché – anche qui – ho letto stonature e
confusione in vari punti. Anche termini ed espressioni che nel contesto
risultano quasi estranee, quasi uno schiaffo.
Il fatto è che, dico, è una favola se vogliamo. Giusto?
Quindi non deve essere verosimile, giusto? Può tranquillamente essere anche
surreale, volendo. Fin qui ci siamo, ma allora rendila tale con coerenza, diamine.
Rendila fluida, narrativa, con uno stile coerente ai fatti che stai
raccontando, ai personaggi che si muovono tra le pagine.
Ci sono momenti salvabili secondo me, però vengono rovinati dall’impasto. Come i pezzi di frutta che
nell’impasto di una torta, durante la cottura, scendono tutti verso il basso.
Inoltre non capisco l’esistenza di alcuni personaggi, come Georges
Méliès – il grande prestidigitatore del cinema delle origini (vi rimando a Viaggio nella luna, per chi non conoscesse il maestro visionario). Più che altro non ne
capisco la collocazione. Ecco, sarò lenta io, ma non capisco il senso del suo
personaggio all’interno del libro. Sì, è carino, sì, è importante per Jack ma…
spiegatemi perché buttarlo così lì dentro. Per fare allegoria? Non so.
Gli unici aspetti positivi di caratterizzazione dei
personaggi li ho rilevati nella levatrice Madeleine e qualcosa nel
protagonista. Allo stesso modo, però, mi sembra che una parte importante del
motore di queste figure, soprattutto di Jack e di Miss Acacia, faccia acqua da
tutte le parti. Per non parlare dell’antagonista nella storia, il rivale. Bah.
E il finale. Il finale! Ha dato il colpo di grazia. Non
posso dire altro, niente spoilers.
Insomma, tirando le fila di un discorso che mi porta
alla stessa confusione che mi ha trasmesso il libro: ho avuto la costante
sensazione, durante tutto il corso della lettura, che fosse un racconto con del
buonissimo potenziale e che invece di essere limato, riempito, curato, seguito,
fosse stato buttato lì un po’ così, tirato via. Tanto la storia attira. Mi ha lasciato un po' di amerezza.
E devo dirlo, devo proprio dirlo, perché il nome di Tim
Burton è inflazionato e menzionato invano ovunque ci siano elementi fantasy
poetici. Perché il paragone con Tim Burton? Perché? L’unico elemento che
potrebbe fungere da collegamento con il regista è il ponte tra il fatto che
Jack nasca con il cuore ghiacciato al quale viene applicato un meccanismo a
cucù e la nascita di Edward mani di forbice, frutto del lavoro di un inventore.
Ma basta questo a cadere in un confronto che, a mio parare, non sussiste? Sì,
sì, lo so. In questo modo il lettore è attirato ancora di più. Però anche nei
pareri, commenti, recensioni e affini ho letto più volte “atmosfera alla Tim
Burton” o “atmosfera alla Edward mani di forbice” e no, vi prego.
Certo, sono sicura che se Burton ne facesse un film non solo
lo renderebbe cento volte meglio rispetto al libro, ma farebbe aumentare
ulteriormente le vendite di quest’ultimo. La trasposizione cinematografica, in
ogni caso, è sicura e sarà fatta da Luc Besson. Vale per me lo stesso discorso
di Burton. Sono sicura che renderà il libro migliore e porterà altre persone a leggerlo.
Chiudo con una nota positiva. La copertina mi piace molto.
Naturalmente credo sia un potente aggancio per gli occhi del lettore/lettrice e
indubbiamente innalza il livello delle aspettative.
L’unica consolazione, ammetto, è il fatto di aver preso
questo libro in prestito in biblioteca e non averlo quindi comprato. Tristezza,
però.
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La copertina fronte-retro |
Peccato! Spiace sempre quando una lettura si rivela deludente.
RispondiEliminaIl paragone col palloncino calpestato mi ha fatto ridere xD
Peccato, la copertina mi ispirava parecchio. Se mi capiterà sottomano, lo sfoglierò.
RispondiEliminaInnanzitutto, grazie ad entrambi di essere passati e di aver lasciato tracce :)
RispondiElimina@Camilla: Già, anche in questo caso mi è spiaciuto molto. Ahah lieta di averti strappato una risata, ma a me tornava l'irritazione mentre scrivevo del palloncino xD
@Salomon: Sì, è un vero peccato. Penso che avesse davvero del buon potenziale questo libro. Forse è anche per questo la mia delusione si è amplificata.
In ogni caso, non fatevi influenzare da un pensiero negativo. D'altra parte qui esprimo solo i miei pensieri, che ovviamente in quanto soggettivi possono essere arbitrari. Certo, cerco anche di essere il più obiettiva possibile e onestamente vi consiglierei di prenderlo in prestito in bilioteca anzi che comprarlo, per esempio ;)
Guardando la copertina anche a me era venuto in mente Tim Burton XD
RispondiEliminaDal titolo pensavo fosse una cosa più "metafisica", del tipo come funzionano i sentimenti e l'amore, etc etc.
>>Mi sono quasi sentita presa per il deretano da questo libro e anche dalla casa editrice, una delle big che invece di solito apprezzo non poco.
Ultimamente a me succede spesso -_-
Scusa il ritardo, grazie di essere passata :)
RispondiEliminaSì, infatti la copertina richiama il mondo Burtoniano e anche l'inizio della vicenda - per il tipo di storia - ma poi fine. Stop. xD
Per quanto riguarda il sentirsi presi in giro, sì, non è certamente la prima volta. Sigh. Però ogni volta che succede mi dispiace sempre e mi divido tra sentimenti di delusione e di irritazione. Un mix micidiale ;)
PS ti ho assegnato un premio, lo trovi qua! http://adaltovolume.blogspot.it/2013/03/xxi-giornata-fai-di-primavera-e-premio.html
EliminaOh, grazie! Mi fa molto piacere da parte tua ^_^
EliminaÈ la prima volta per me e devo ammettere che questo genere di cose mi mettono in difficoltà ahahah però parteciperò :)
Un premio anche da parte mia! http://ilibrisondesideri.blogspot.it/2013/03/liebster-award-wow-ce-un-premio-anche.html
RispondiEliminaUh grazie mille anche a te! Non so che dire, vi ringrazio ^_^
EliminaSono appena approdata sul tuo blog :)
RispondiEliminaIo questo libro l'ho letto l'anno scorso e mi era piaciuto molto, seppur particolare. D'altronde i gusti sono gusti!
L'accostamento con Tim Burton non l'ho capito neanch'io e, tra l'altro, a me non piace per niente, quindi non è stato sicuramente un incentivo! XD
Per fortuna l'hai preso in biblioteca, speriamo che la prossima lettura sia eccezionale! :)
Spero sia stato un approdo positivo ;) conosco il tuo blog, tra l'altro.
RispondiEliminaIn ogni caso, banvenuta! :)
Certamente, i gusti sono gusti, sia chiaro. E vorrei fosse sempre chiaro che ciò che scrivo qui a proposito delle mie esperienze di lettura è naturalmente soggettivo.
Ahahah vedi, abbiamo avuto due esperienze opposte: per te il declamato accostamento con Tim Burton era un potenziale repellente, mentre per me era un potenziale incentivo xD
Ah, la lettura successiva a questo libro è stata molto carina e piacevole, sì :) "Un giorno di gloria per Miss Pettigrew" di Winifred Watson.
Dannati refusi! Correggo: *Benvenuta!
RispondiEliminaBellissima recensione, anche se io la penso un po' diversamente ;) Ho letto il libro qualche mese fa e devo dire che mi è piaciuto: non avevo alte aspettative, però mi ha sorpreso in positivo! :D
RispondiEliminaUn saluto!
PS: Anch'io ho un blog che parla di libri! Questo è il link: http://libri-ehr.blogspot.it/
passaci se ti va! ^_^
Uh a me è piaciuto tanto questo libro! Decisa e chiara la tua recensione.
RispondiEliminaBella recensione XD, anche se ammetto che questo è uno dei miei libri preferiti, ma ovviamente i gusti son gusti :)
RispondiEliminaComplimenti per il blog :)