Autore: Christian Mørk
Traduzione: Giorgio Puleo
Prima edizione italiana: 2010, Marsilio
Prezzo: € 18,00
Pagine: 384
Siamo in Irlanda, in una
città poco a nord di Dublino. Desmond Niall è un giovane postino e, durante uno
dei suoi giri quotidiani, si ferma davanti alla casa della signora Hegarty.
Negli ultimi mesi ha percepito le avvisaglie di qualcosa di strano provenire da
quella case ed ora si ritrova lì, con un brutto presentimento, indeciso sul da
farsi.
Alla fine sfida la sorte e
mentre inserisce la posta nella fessura apposita della porta, sente il rumore
attutito di un mucchio di lettere sul pavimento. Decide di sbirciare e scopre
così il cadavere della signora Hegarty.
Tutti, d’ora in poi, lo
guarderanno con occhi diversi. La polizia inizia ad indagare e si scopre che
nella casa ci sono tre cadaveri: la zia Mrs Hegarty e le nipoti Fiona e Roisin.
Niall trova il diario di Fiona, inizia avidamente a leggerlo, sperando di poter
trovare qualcosa che possa fare luce sull’inquietante morte delle donne, e
scopre l’incontro fulminante e accecante di Fiona con un misterioso uomo piombato
in città. Un uomo affascinante e un cantastorie, un seanchaì, che incanta le persone, donne soprattutto, raccontando a
puntate in un pub la storia di un ragazzo che, come punizione per la sua
crudeltà, viene trasformato in lupo.
Niall riuscirà a leggere i
diari di Fiona e Roisin che, riga dopo riga, lo condurranno alla verità. Sarà
proprio lui ad inserire l’ultimo pezzo del puzzle, svelando a sé stesso e a chi
legge il mistero completo che si cela dietro l’inquietante e crudele storia.
La premessa, soprattutto
quando si parla di thriller, è che bisognerebbe accuratamente evitare di
svelare particolari significativi, colpi di scena e verità nascoste. Di
conseguenza, c’è il rischio tangibile di non potere e non riuscire a parlare
del libro come si dovrebbe.
Di questo libro non sapevo
nulla. Non conoscevo l’autore, non conoscevo il titolo e non ne avevo mai
sentito parlare. Non l’avevo mai incontrato, neanche per caso, in libreria o su
internet nei miei giretti su siti come lafeltrinelli, amazon, inmondadori (ex
mio amato bol.it). L’ho preso nel mio primo sopralluogo nella nuova biblioteca
prescelta, non riuscendo a trattenermi. Insomma, l’ho preso a scatola chiusa –
attirata solo dall’immagine in copertina, dalla trama e dalla casa editrice, la
Marsilio - e tanti saluti.
Ammetto che questo libro
mi ha fatto cambiare idea varie volte nel corso della lettura fino all’ultimo,
non facendomi capire bene se il libro mi stesse piacendo o meno.
È diviso in
parti. L’inizio, la parte del Preludio, parte fluido, con un senso, misterioso,
ti da informazioni su cos’è successo in quella cittadina e prepara il terreno
per tutto ciò che sarà raccontato dopo.
La mia lettura ha
cominciato a zoppicare durante la parte del diario di Fiona. La storia mi
attirava abbastanza, ma il modo in cui scorreva sotto gli occhi, lo stile
dell’autore, non tanto. Ci sono stati diversi momenti in cui non riuscivo
neanche a concentrarmi su ciò che stavo leggendo. L’autore ha qui uno stile asciutto
e semplice, ma non quel tipo di asciutto e semplice di superlativa qualità. A
dire la verità, in alcuni punti mi provocava quasi il nervoso: non mi offriva
qualcosa a cui appigliarmi per appassionarmi al modo in cui racconta la storia.
Soprattutto nel diario di Fiona. Cavoli, è il diario di una donna prigioniera
che sa che sta per morire e decide di raccontare la propria storia, sperando
che venga trovata. E tu le dai voce in quel modo? Mmm no, non mi ha convinta.
Le parti che mi hanno afferrata di più, nel racconto di Fiona - e
successivamente in quello di Roisin - sono quelle in cui Jim racconta la storia
del ragazzo trasformato in lupo per punizione. Queste sono scritte in uno stile
più ricercato e coinvolgente, come quello di un racconto antico o di una
favola. Più ricche, ma senza fronzoli inutili, e con un pathos maggiore.
La lettura è poi
migliorata nella parte del diario di Roisin, nel quale l’autore riesce a far
trasparire meglio anche il carattere della donna, la sua personalità ribelle, schietta,
diretta, senza paturnie mentali che possono essere tipiche nel genere
femminile. Da qui in poi, insomma, sono riuscita a riacquistare l’interesse
verso la storia e ho terminato il libro andando avanti quasi avidamente, ad un
certo punto, attendendo di sapere cos’era davvero accaduto alle tre sorelle e
alla loro zia e soprattutto perché. Tutto sommato, dopo aver metabolizzato un
paio di giorni, devo dire che il libro in sé non è affatto male. Aveva un
grosso potenziale, per me, e il fatto è che mi sembra davvero un peccato che
l’autore si sia giocato la buona idea avuta per la storia, i suoi sviluppi e i
personaggi, con uno stile che purtroppo non da quella marcia in più agli
avvenimenti. Bisognerebbe poi vedere quale ruolo gioca la traduzione, nella
questione. Probabilmente si sarebbe potuto fare anche un editing con un
risultato finale migliore, azzardo.
In ogni caso, stile a
parte, riconosco a Mork il merito di essere riuscito a dare discreta forma ai
personaggi, soprattutto per quanto riguarda Niall e le tre sorelle: Fiona,
Ròisìn e Aoife. Vittima, quest’ultima, della feroce crudeltà di Jim e segnata a
vita dal suo passaggio nelle loro vite.
Per quanto riguarda Jim,
non risalta tanto la sua personalità umana, quanto i fatti che si celano dietro
alla sua ben nascosta mostruosità. È un incantatore, il nostro Jim. Non deve
neanche sforzarsi per far cadere le donne ai propri piedi. Peccato che riveli
in men che non si dica la sua feroce mostruosità e disumanità, mostrando di non
capire che davanti a lui non c’è un pezzo di carne, ma una persona.
La domanda di fondo, che
racchiude il mistero, come per il ragazzo nella storia che va raccontando, è:
la amerà o la ucciderà?
Insomma, in fin dei conti
la storia mi ha lasciata a metà tra il brivido per la crudeltà che alcuni
“uomini” riversano sulle donne - raccontata in quel modo, attraverso
l’espediente del lupo - animale che mi affascina un sacco e che non ritengo un
mostro. Ahi ahi, questi cliché e questo immaginario collettivo – e il fascino
per le idee che l’autore ha avuto e per come ha strutturato il racconto.
Bene, sono riuscita a non
svelare quasi niente, tanto che mi sembra di aver parlato di aria fritta. In
definitiva, se vi piacciono i thriller e la trama vi attira, provate a
leggerlo. Non so, magari prendetelo in prestito anche voi in biblioteca,
evitando così di spendere soldini per questo libro. Non createvi aspettative
troppo alte, ma neanche troppo basse. D’altra parte, queste sono solo delle
opinioni personali. Se vi attira, provate a leggerlo anche se non leggete o non
vi piacciono i thriller, perché è un po’ particolare. È diverso. Coniuga
elementi thriller con elementi gotici, favolistici e leggende irlandesi.
Ultima nota, per i più
curiosi: per scrivere il libro, l’autore ha preso spunto dalla notizia di un
fatto realmente accaduto, ovvero il ritrovamento dei cadaveri di una donna
anziana e delle sue tre nipoti di mezza età in casa. L’autore comincia a
“fantasticare” sull’ipotesi che possa non essersi trattato di un suicidio
collettivo e così crea l’espediente dei diari delle sorelle per narrare la sua
storia e condurre alla verità la persona che li trova.
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