lunedì 26 novembre 2012

Rubrica: Ho adocchiato. #1: Uno stupido angelo - Christopher Moore

Primo episodio della mia rubrica "Ho adocchiato".
Sento già l'atmosfera natalizia che comincia a propagarsi nell'aria, quindi direi che con questo primo libro siamo in tema.


Autore: Christopher Moore

Titolo: Uno stupido angelo. Storia commovente di un Natale di terrore

Edizione: Elliot, 2012 

Prezzo: € 16,50 (formato: brossura)

Pagine: 239


Trama







Un paio di settimane fa, in una toccata e fuga in libreria, tra altri libri ne ho adocchiato uno che mi è rimasto impresso in particolar modo. Copertina stupenda, storia interessante e dissacrante, sembra. Ormai manca un mese a Natale e questo libro aggiunge un pizzico di pepe in più al mio spirito natalizio, che ha cominciato da pochi giorni a risvegliarsi. Spero di poter comprare il libro al più presto, ho come la netta sensazione che possa decisamente piacermi. Inoltre mi sembra una lettura diversa, il che non guasta affatto. Aggiungiamoci anche il fatto che di questo autore non ho mai letto nulla e questo mi sembra un buon inizio.
Dal giorno in cui l’ho notato in libreria è stata subito sincera attrazione. Come se avessi bisogno di ulteriori conferme, l’altro giorno Il diario di pensieri persi - uno dei blog che seguo con vivo interesse – ha pubblicato proprio un post su questo libro. Dopo aver letto la recensione, visti i toni alquanto positivi, ho pensato: “Allora volete proprio farmi del male! Devo comprarlo per forza!”. Che sacrificio, eh? (rido sotto i baffi)

Bene, sono passate già due settimane, ma il mio proposito è quello di riuscire ad averlo prima di Natale. In questo modo potrò gustarlo in tutto e per tutto proprio in quei giorni. Sarebbe l’ideale.
Per ora cerco di non crearmi troppe aspettative. Molte volte capita di rimanere delusi proprio perché ci si aspetta troppo e si creano nella nostra testa delle sopravvalutazioni o delle idee che si rivelano poi non corrispondere alla realtà.
Lasciatemi almeno un po’ di speranza natalizia, su.

Nel frattempo aspetto i vostri commenti sul libro, per chi lo avesse già letto.
Ehi, mi raccomando però: niente spoilers.

martedì 20 novembre 2012

Amore amore - Dan Rhodes


Info

Autore: Dan Rhodes

Titolo italiano: Amore amore
Titolo originale: Anthropology

Prima edizione originale: 2005
Prima edizione italiana: Newton Compton, 2011

Prezzo: € 4,90

Pagine: 107

Traduzione: Daria Restani



Nell’ultimo paio d’anni, ho cominciato a comprare più libri e più frequentemente. Come dicevo nel post precedente, però, quasi sempre compro inseguendo le offerte, gli sconti, le promozioni. Insomma, cerco libri a prezzi abbordabili, sempre in base a quelli che sono i miei desideri, certamente. Tanto per fare un esempio: non comprerei di mia spontanea volontà le “50 sfumature di bla bla bla” neanche se dovessero metterlo nei negozi del Tutto un euro. Ecco, ci mancherebbe solo quello, in effetti.
Tornando a noi, cominciando a comprare più libri in questo modo, sono arrivata ad avere una modesta scorta, che mi permette di cominciare a leggere un libro subito dopo averne finito uno, senza che passino giorni e giorni prima di averne in mano un altro. Per mia grande soddisfazione non rimango mai senza, insomma. Vi faccio anche la mia faccina per l’occasione, toh: ^_^
Accumulando più libri, però, è naturale che, ad un certo punto, le letture rimangano indietro rispetto ai libri della mia scorta personale. Ed è per questo che magari non ho ancora letto libri comprati mesi fa o l’anno scorso, per esempio. Non seguo un ordine. Cerco sempre di scegliere in base all’istinto.

Questa introduzione dove vuole andare a parare? Ora ve lo dico. Settimana scorsa, in un veloce giro in libreria, ho trovato per caso – in alto, sull’ultimo scaffale – Amore Amore di Dan Rhodes. L’avevo messo in wishlist da un po’, ma non lo vedevo in tutte le librerie.
Lo tiro giù, me lo rigiro tra le mani – la copertina è ancora più bella “dal vivo” – e vedo in bella vista che il prezzo è un onestissimo e abbordabilissimo € 4,90. Perfetto! Anche oggi riesco ad uscire con un libro in mano, mi dico. Ebbene, in questi giorni stavo leggendo Le scarpe rosse di Joanne Harris. Ieri sera l’ho finito e questa mattina avevo già in mano Amore amore. Non ho resistito. Tra l’altro, avevo bisogno di una lettura diversa. Iniziato e finito “a rate” in una mattina. Leggero, corto e scorrevolissimo, d’altra parte.

Ora veniamo a noi.

Non fatevi ingannare dalla copertina. Voglio dire, potreste pensare che sia un libro per bambini/ragazzini guardando solo la copertina e comprarlo a scatola chiusa per regalarlo. Confido in voi. Ecco, non fatelo. Non è affatto un libro per bambini.
La copertina mi piace moltissimo. L’unica cosa: avrei preferito forse che il titolo occupasse meno spazio, che fosse meno invadente. Lo stile dell’illustrazione mi ha scatenato delle associazioni mentali, mi riporta ai mondi di Nightmare before Christmas e de La sposa cadavere. Forse questi occhi enormi dei personaggi in copertina. Il loro colorito quasi spettrale. Le loro espressioni quasi perplesse.

Parlando invece dei veri e propri contenuti del libro. Ciò che l’autore ha scritto, insomma. Rhodes ha scritto 101 piccole storie (ognuna delle quali occupa mezza pagina) sull’amore. Sugli episodi che possono far parte delle relazioni amorose. Più o meno sane, direi, ridendo quasi sotto i baffi. Sì, perché l’autore usa un cinismo adorabile che, allo stesso tempo, strappa risate (amare?) e fa riflettere sull’assurdità di alcune situazioni, di alcuni comportamenti delle persone coinvolte all’interno della coppia. Rhodes scrive in modo semplice, chiaro, diretto. Usa quello che secondo me può essere definito un umorismo quasi “deprimente”, se vogliamo. Ripeto, strappa risate ma, allo stesso tempo, è come se volesse dirti qualcosa. Prende in giro l’uomo. L’uomo anche come genere, forse, dato che le storie sono scritte in prima persona dal punto di vista del malcapitato o fortunato di turno, a seconda dei casi, che racconta un episodio relativo alla sua storia d’amore. Fantasiose, ciniche, brillanti, assurde, amare, incredibili, deprimenti, cattive, gioiose, felici. Ce ne sono di tutti i colori.
Una delle cose che mi hanno colpito è stata sicuramente la scelta dei nomi delle donne protagoniste delle piccole storie. Anche qui Rhodes non si risparmia, in quanto a fantasia. Sarei solo curiosa di leggere i nomi nell’edizione originale del libro. Giusto per capire se, con la traduzione, è stato compiuto uno scempio (come per il titolo del libro) o se invece i nomi sono rimasti fedeli e posso quindi seriamente ridere e rimanere perplessa o sbalordita, a seconda dei casi, da questi nomi alquanto bizzarri.

Che altro dire? Io lo consiglio di sicuro. Soprattutto a chi ha voglia di leggere qualcosa di diverso. Qualcosa di originale. Qualcosa che, senza troppi giri di parole e senza dilungarsi in centinaia di pagine, vi colpisca per la sua essenzialità e per il suo significato sbattuto dritto in faccia grazie al secchio dell’umorismo cinico.

Vi dirò di più. Appena capiterà l’occasione, comprerò e leggerò anche Il bizzarro museo degli orrori, dello stesso autore. La mia curiosità prende sempre il sopravvento, inutile contenerla.

Chi di voi ha letto questo libro? Cosa ne pensate? Fatevi avanti, poffarbacco.

venerdì 16 novembre 2012

Rubrica: Ho comprato

Primo episodio della mia prima rubrica. Cosa c'è di meglio che dirvi con quali libri sono tornata a casa dalla mia ultima incursione in libreria?



Lunedì sera, tornando da un ospedale, mi sono fermata in un centro commerciale non proprio vicino a casa. 
Era tardi e mi sono voluta fermare solo ed esclusivamente per poter entrare di volata nella Feltrinelli. E pensare che è la Feltrinelli più vicina a me, che io sappia (e si parla di una buona mezz’ora di macchina. Sniff.). Non ci andavo da un sacco di tempo. Appena varcata la soglia della libreria, mi sono sentita subito esaltata. Come sempre (sì, mi basta poco).
Ho subito cominciato a guardarmi in giro, spingendo sull’acceleratore perché il tempo incalzava. Sono riuscita a dare un’occhiata ad appena un terzo della libreria. Era tardi, dovevamo sbrigarci ed ero stanca. Di nuovo: sniff.
Mi sono segnata qualche titolo su cellulare, che tra l’altro mi sta abbandonando, maledicendomi per non essermi portata dietro preventivamente il mio taccuino, sul quale avrei potuto scrivere il doppio dei titoli in metà tempo. Ad un certo punto hanno cominciato a prudermi le mani. Ha cominciato a venirmi il senso di tristezza, amarezza e insoddisfazione tipico della lettrice a cui tocca uscire da una libreria senza neanche un libro in mano. Non avrei potuto permetterlo. Non avrei potuto terminare una giornata già di per sé stancante, senza neanche un libro nuovo in mano.
Ed ecco che individuo, persa nei meandri della libreria, la signora-capo supremo alias mia madre (sono una studentessa universitaria e, ahimè,  studiare + non lavorare = no money). Si può dire che l’abbia quasi supplicata. Dopo aver fissato un tetto massimo di budget, mi fiondo velocemente alla ricerca di libri a prezzi contenuti (di conseguenza escludendo il settore Novità), come sempre. 
Per quanto mi riguarda, è sempre difficilissimo che io riesca a comprare un libro appena uscito. Ragazzi, diciamoci la verità: costano troppo (e io non ho una pianta che regali soldi al posto di fiori). E, se volete saperla tutta, non mi sembrano affatto giustificati i prezzi delle nuove uscite, che non scendono quasi mai sotto i 16 €, se va bene. Ma questo è un altro discorso, magari lo affronterò in un’altra occasione.
Dicevo, mi fiondo alla ricerca di libri a prezzi contenuti, quindi abbandono tristemente il settore Novità. Procedo più o meno in ordine, arrivando al settore gialli-thriller e l’occhio mi cade sui libri che riportano a caratteri cubitali il nome del loro autore: James Patterson. Mi cade l’occhio su Mastermind. Lo prendo, lo guardo, lo giro e leggo. Sì, mi dico, questa potrebbe essere una buona scelta. Il suo primo libro letto è stato Il collezionista e mi ha convinto. Da un po’ mi trastullavo col dubbio di cosa scegliere come suo secondo libro. Finalmente il mio istinto mi ha dato la risposta. Fuori uno.
Cambio di nuovo sezione e finisco tra i romanzi. E’ da un po’ che vorrei comprare Zia Mame, ma se l’avessi fatto avrei sforato di qualche Euro rispetto al budget concordato. Mi cade l’occhio su un libro leggero, che avevo messo in wishlist dopo aver letto la trama, che mi sembrava leggera ma interessante e stravagante. Una favola a Manhattan. Il prezzo va benissimo e la somma dei due rispetta il budget. Perfetto. Due libri completamente diversi che non c’entrano assolutamente niente l’uno con l’altro. Vi consiglio di farci l’abitudine. Sono ormai diventata eclettica nelle mie letture, tanto quanto lo sono nell’ascoltare musica. Devo dire che, per quanto riguarda la lettura, sono diventata eclettica crescendo. Forse da ragazzina o nei primi anni dell’adolescenza le mie letture erano più omogenee. Per fortuna crescendo si cambia anche in meglio.
Bene, dopo questo mattone introduttivo di cui, magari, non vi interessa granché, veniamo al dunque.
Vi mostro come si deve, finalmente, i due libri comprati.

Autore: James Patterson

Titolo italiano: Mastermind
Titolo originale: Roses are red

Prima edizione originale: 2000
Prima edizione italiana: Longanesi & C., 2002

Prezzo edizione TEA: € 9,00
Pagine: 322

Traduzione: Donatella Cerutti Pini



Autore: Alberto Ferreras

Titolo italiano: Una favola a Manhattan
Titolo originale: B de Bella

Prima edizione originale: 2009
Prima edizione italiana: Baldini Castoldi Dalai, 2012

Prezzo: € 9,90
Pagine: 291

Traduzione dallo spagnolo: Francesca Sassi

venerdì 9 novembre 2012

Il primo post. Chocolat - Joanne Harris

Info:
Chocolat
Autrice: Joanne Harris
Prima edizione: 1998
Casa editrice: Garzanti. Collana: Elefanti Bestseller
Traduttrice dall'inglese: Laura Grandi


Quando si tratta di film tratti dai libri, ho sempre quella convinzione per cui la condizione ideale sarebbe poter leggere prima il libro e solo successivamente guardare il film dal quale è stato tratto. Per una serie di cose, però, non sempre le cose vanno così. 
In questo caso, incontrai prima il film, uscito nel 2000 e diretto da Lasse Hallström. Lo vidi per la prima volta da ragazzina, ma all'epoca non sapevo che fosse strato tratto da un libro. Questa è stata una scoperta relativamente recente. 
Da quel momento, complice sicuramente il fatto che il film mi è sempre piaciuto e complici anche le recensioni e i pareri positivi che mi capitava di leggere quasi ovunque, il libro è entrato di diritto nella mia chilometrica (chevvelodicoaffare) books wishlist. Sapevo, qualcosa me lo diceva, il mio proverbiale istinto forse, che avrebbe potuto incontrare i miei gusti.
Bene, da quando l'ho inserito in wishlist a quando l'ho finalmente comprato sono passati due anni abbondanti. Da quando l'ho comprato a quando l'ho letto, invece, è passato solo un paio di settimane. Non vedevo l'ora di leggerlo. 

Ora, dopo averlo letto, mi chiedo: perché? Perché?! Perché sono arrivata ad oggi senza mai aver letto quello che ho percepito come un piccolo gioiellino ventoso e cioccolatoso?

Da dove cominciare? Nel dubbio, parto dall'inizio.

L'incipit: 
"Siamo arrivate con il vento del carnevale. Un vento tiepido per febbraio, carico degli odori caldi delle frittelle sfrigolanti, delle salsicce e delle cialde friabili e dolci cotte alla piastra proprio sul bordo della strada, con i coriandoli che scivolano simili a nevischio da colletti e polsini e finiscono sul marciapiedi come inutile antidoto contro l'inverno. C'è un'eccitazione febbrile nella folla disposta lungo la stretta via principale, i colli che si allungano per vedere il carro fasciato di carta crespata, con i suoi nastri svolazzanti e le coccarde di cartoncino."
Quello che vi serve sapere sull'atmosfera in cui sarete coinvolti nel corso del romanzo, è tutto qui. Se questo incipit vi cattura, il mio consiglio è sicuramente quello di non pensarci due volte e andare a leggervi il libro.
Era da un po' che un libro non mi coinvolgeva in questo modo. La lettura scorre fluida insieme all'avvicendarsi degli episodi raccontati. Potrebbe sembrare contraddittorio, ma ammetto che in realtà ho rallentato il mio ritmo di lettura per godere pienamente delle parole che raccontavano ciò che leggevo. Penso che, in questo senso, la traduttrice abbia fatto un buon lavoro.

Le protagoniste "attive" del libro, inteso come coloro che compiono il viaggio (sia letterale che metaforico, secondo me), sono Vianne Rocher, donna emancipata, caparbia, determinata e sicura di sè e sua figlia Anouk. La bambina ha il dono o la singolarità (dipende dai punti di vista) di essere costantemente accompagnata dal suo amico "immaginario": un coniglio grigio-blu di nome Pantoufle. In realtà non si capisce quanto Pantoufle sia solo immaginato dalla bimba o quanto invece sia vero. L'autrice ci lascia questo dubbio, come altri che riguardano sempre la sfera magica che permea come una sorta di bolla le due protagoniste. Questa bolla si buca in ogni posto in cui le due si sono temporaneamente fermate nel corso del tempo, accompagnate, ad ogni svolta, dal cambiamento del vento. Sarà infatti l'ennesimo cambio di vento a portarle in un piccolo paese della Francia: Lansquenet-sous-Tannes. Qui la famosa bolla magica insita nella vita di Vianne scoppierà ancora una volta, palesandosi soprattutto in una pasticceria: La celeste praline. Da qui avranno inizio il vero viaggio, la magia, ma anche le difficoltà, gli scontri con una realtà del tutto chiusa. 
Cosa c'è di male in una pasticceria? Niente, infatti. Ma, purtroppo, in questo piccolo paese, dove tutti parlano, tutti conoscono tutti, tutti giudicano tutti, La Celeste Praline è l'ultima cosa di cui queste persone hanno bisogno per mantenere intatto il loro bigottismo. Se ci mettiamo anche il fatto che siamo nel periodo della quaresima, abbiamo fatto trentuno.
Non mi dilungo ulteriormente sulla trama. Non vedo il motivo per cui dovrei rovinare la sorpresa e spoilerare tutto a qualche anima pia che si spera possa imbattersi per puro caso in questo neonato blog.
Potete sicuramente, però, immaginare che Vianne e sua figlia non avranno affatto vita facile. Saranno ostacolate da tanti, primo fra tutti il parroco del paese, che vede la donna come sua nemica suprema. Un attentato a lui e a quei "poveretti" della sua parrocchia, insomma.


Il libro è diviso in capitoli che seguono come un calendario il passare dei giorni e del tempo. L'autrice alterna capitoli in cui la storia è raccontata, sempre al presente e in prima persona, dal punto di vista di Vianne o del parroco, il Curé Reynaud.

Come dicevo, mi sono ritrovata avvolta dallo stile della scrittrice, che sa lanciarsi in descrizioni mai banali o scontate, dove non solo riuscivo a sentire gli odori, ma riuscivo quasi a sentire i sapori. Erano descrizioni da piumone, da inverno, da sciarpa e da vento tra i capelli, da occhi socchiusi e guance arrossate dal freddo e successivamente riscaldate da una buona cioccolata.
I personaggi sono descritti bene, oltre che nel loro aspetto fisico, nella loro psiche, nella loro personalità, nelle dinamiche e nei conflitti interni a loro stessi. Strano come l'Io interiore dei personaggi mi abbia trasmesso molto anche sulla loro fisicità. La scrittrice dà vita a personaggi coerenti con se stessi, definiti, interessanti, visibili. Alcuni li si ammira, come per esempio Vianne e Armande, l'anziana signora determinata che vuole e riesce a decidere autonomamente della propria vita e riesce ad allacciare un rapporto con il nipote adolescente; rapporto negato dalla madre del ragazzo, figlia di Armande e degno membro della chiusissima e rigidissima comunità del paese. Alcuni si arriva a non sopportarli, a odiarli, come Muscat, marito possessivo e violento di Joséphine. Per alcuni si arriva quasi a provare pietà, ma non di certo in senso positivo, come per il parroco Reynaud, uomo rigido e spaventato dalle tentazioni, che vede nemici ovunque, tranne nella sua schematica visione dell'uomo, della fede e del peccato. Un prete, ma anche un uomo, che alla fine regala a noi lettori un momento a metà tra l'inaspettato e il liberatorio. Ed è proprio lì che dimostra finalmente una briciolina della sua scarseggiante, o semplicemente nascosta e ben trattenuta, umanità. Certo, alcune caratteristiche dei personaggi, e più in generale l'atmosfera che grava sopra di loro, sono spinte quasi all'eccesso, ma sinceramente penso che queste sagome in carne ed ossa rimangano molto credibili e realistiche e che una possibile realtà che rispecchi il  Lansquenet del romanzo esista ancora in qualche luogo. 

Insomma, che volete che vi dica? Se sarò stata d'aiuto a qualcuno o se avrò dissipato dei dubbi e avrò spinto qualcuno a leggere questo libro, potrò essere soddisfatta. Se poi non vi dovesse piacere (ognuno ha i suoi gusti, ci mancherebbe!) mi discolpo da qualsivoglia accusa o velata maledizione. Scherzo, dai. Mi piacerebbe molto che, se a qualcuno capitasse di passare per questo neonato blog, che vorrebbe essere tutto tranne che pomposo o serioso, lasciasse magari un commento, un pensiero, un'opinione sul libro...insomma, fate vobis. L'importante, per me, è anche riuscire a parlare, discutere e confrontarmi con voi su ciò che scriverò. Quindi, se ne avete voglia, sentitevi liberi di scrivere.


Per concludere: volete sapere qual è secondo me uno dei pochi difetti di questo libro? Il fatto che una pagina no e una pagina sì venga voglia di munirsi di una tazza di cioccolata scaldosa creata dalle sante manine di Vianne. Inutile dire che magari anche una scatola dei suoi cioccolatini di infinite varietà non guasterebbe. Viene proprio voglia di prendere, mettersi in viaggio ed arrivare a La celeste praline accaldati e trafelati, per godersi meglio una bella tazza di cioccolata e tornarsene a casa sorridenti con una scatola di cioccolatini da regalare ad una persona cara. Bello, no? Certo! Peccato che ad un certo punto ti rendi conto che La celeste praline e Vianne non esistono. A quel punto cominciano domande esistenziali sulla ciocco-vita e la ciocco-morte.
Ecco, tutte le mie intenzioni di dare almeno una piccola parvenza di serietà si sono frantumate proprio sul finale del mio primo post. Andiamo bene. Alla prossima!